Ultimamente mi è presa la passione per i libri con le ricette, di quelli di una volta, del territorio, un pò perchè ispirata da una ricerca che sto conducendo per merito di Giulia e un pò per il fascino che hanno su di me le pagine ingiallite e frastagliate dal tempo.
A tal proposito ho un’agenda della Motta di mia madre degli anni 50 che ho contribuito a distruggere o a decorare che dir si voglia quando ero bambina. Pagine strappate, disegnate, scarabocchiate su appunti di ricette di mia mamma passate da amiche e parenti. Poi c’è stato il periodo in cui le ho riattaccate, alla maniera in cui fanno in molti, alla maniera sbagliata come mi “rimprovera” ora il mio compagno, con lo scotch. Adesso sono nella fase in cui lui mi sta insegnando a rilegarla per bene. Vedremo cosa viene fuori.
Ho un libro, nuovo, di cui mi piacerebbe avere una versione un pò più datata e chissà che un giorno non la trovi, è L’arte di mangiar bene del caro Pellegrino Artusi. Lo adoro, sia per la parlata del tempo che per il suo modo di raccontare i suoi piatti. L’altro giorno ne rileggevo alcune parti e sorridevo riconoscendomi in quelle donne che “bevono poco vino e si cibano scarsamente di carne” è inutile era un genio!
Ogni tanto mi metto li e realizzo una sua ricetta, credo che riuscirò a far diventare questo libro vecchio e consumato come quelli di cui parlavo sopra, già con i polpastrelli sfogliandolo si sentono farina e zucchero sulle pagine!
Oggi è toccato alle Ciambelle ossia buccellati.
I buccellati ho ben capito che possono essere da un dolce secco come questo a una torta lievitata (come quella che si fa da noi) a un biscotto ripieno, paese che vai buccellato che trovi. Fatto sta che mi piacciono tutti! ;-D
Questi sono quelli lievitati con il cremor tartaro, una preparazione come dice lui “di più semplice fattura” sono l’ideale da spezzare con le mani e inzuppare nel tè, si conservano a lungo essendo un dolce secco.
Con questa dose si ottengono due ciambelle piuttosto grandi.
Ingredienti:
500g farina 0
180g zucchero di canna
90g burro
2 uova
una bustina lievito per dolci
buccia di limone grattugiata
una manciata di uvetta secca
una manciata di scorze di arancia candite
un cucchiaino di semi d’anice
latte q.b.
Sulla spianatoia impastare la farina con lo zucchero, le uova e il burro sciolto a bagnomaria.
Aggiungere anche la buccia di limone, l’uvetta, l’arancia candita, i semi d’anice e il lievito.
Impastare bene aggiungendo se l’impasto risultasse troppo duro tanto latte quanto basta ad ottenere la giusta consistenza.
Dividere l’impasto in due e formare le ciambelle.
Praticare qualche incisione sulla superficie per decorarle, io ho usato le forbici per fare dei taglietti.
Disporre su di una teglia rivestita di carta da forno e cuocere a 180° fino a doratura della superficie.
Sfornare e fare raffreddare su di una gratella.
Adoro la facilità nella preparazione di questo dolce, tanto quanto mi piace sgranocchiarne qualche pezzetto durante il giorno.
Ehhhhh la semplicità delle torte d’altri tempi! Bè e a voi piacciono?
Ciao! Bel post e bel blog… mi sono appena iscritta!
Ho da poco aperto un blog anche io… Vuoi passare a dare un’occhiata?
http://www.luisanapolitano88.blogspot.it
Grazie del commento al mio blog :-D.. Sapessi io come ho combinato un vecchio quaderno di ricette eheheheh… Ma che belli questi biscottini dalnome particolare.. Adoro l’uvetta e ciò che la contiene.. quindi ne vorrei un bel paio ora con un caldo cffè .-) baciotti
Noooo povero quaderno! >.< ahahahahah Grazie, te mando uno! ;-*
Non sai quanto concordo sul fatto che le ricette vecchie sono piene di fascino, ma sopratutto già leggendole iniziano a comunicarti, è da un po’ che penso a questi dolcetti ma ancora non avevo trovato la ricetta che mi ispirava…ora si!
grazie li proverò e ti farò sapere.
Allora attendo notizie se la proverai! A presto! ;-)
Facciamo una cosa Annalisa…visto che io sono come te e riattacco pagine con lo scotch come un’indemoniata perchè non fai un post e ci insegni a rilegarle?Ultimamente mi si è sgretolata tra le mani un’edizione di un manuale di cucina del 1836 e sto ancora piangendo in aramaico ^_^.Ecco lì lo scotch non l’ho messo, ho avuto un minimo di pudore..
Ecco, dopo averti fatto la proposta mi vado a leggere bene la ricetta ^_^
Baciiiii
Monica
1836 *_* ossignore!
Potrebbe essere un’idea la tua anche se non è affatto semplice da spiegare! Ci penso su! ;-D
Mi piacciono le ricette della tradizione ed ho una grande passione per i vecchi libri e quaderni di cucina, non mi resta che farti i complimenti!!! Prendo la ricetta :)
Un abbraccio!!!!
Grazie! A presto! ;-)
Anche io amo molto rifare ogni tanto le ricette della tradizione, quel tipo di cucina scalda il cuore, mi fa sentire bene, come se insieme a me a impastare si materializzassero mia nonna e le mie zie :)
Rubo un biscotto e ti auguro un bellissimo weekend!!
Grazie cara! Un buon weekend anche a te! ;-)